Napoli: Cellulare in carcere, nuove accuse al killer di Santo Romano.
08 giugno 2025 - ore 15,54
Borrelli: “Invece di riflettere su ciò che ha fatto si attrezza per delinquere anche in carcere”. La madre di Santo: “Sconto l’ergastolo con mio figlio, direttori dei penitenziari aprano gli occhi su quanto accade in quelle strutture”
Nuovi guai per il baby killer di Santo Romano. Il Tribunale dei Minori di Roma ha aperto un’indagine nei confronti del giovane, che nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio fece fuoco uccidendo per futili motivi il 19enne, dopo che nella sua cella del carcere minorile di Roma, dove sta scontando 18 anni e 8 mesi di reclusione, sono stati ritrovati lo scorso 27 maggio uno smartphone con sim attiva e un taglierino artigianale.
“L’assassino di Santo Romano, così come i suoi familiari e i suoi amici, continua a non mostrare il minimo segnale di pentimento o di ravvedimento per quanto accaduto e, come emerge dalla nuova indagine che lo riguarda, sembra proiettato a percorrere la strada del criminale incallito e senza pietà che invece di riflettere sul crimine commesso si attrezza per continuare a delinquere anche all’interno del carcere. E’ tempo che si chiarisca definitivamente quello che deve essere il ruolo del sistema carcerario italiano, sempre più lontano dal nobile obiettivo di recuperare chi ha sbagliato aiutandolo a ritrovare la propria vita nel rispetto degli altri e delle regole. Troppe falle che consentono il continuo ingresso di cellulari e droga, troppe carenze di personale tra polizia penitenziaria, psicologi, assistenti sociali. E, nel frattempo, i parenti delle vittime innocenti assistono attoniti alla fiera delle assurdità di un sistema carcerario che di educativo non ha più nulla o quasi”. Questo il duro commento del deputato Francesco Emilio Borrelli.
“Io l’ergastolo lo sto già scontando insieme a mio figlio – ha dichiarato Mena De Mare, mamma di Santo. Questa nuova vicenda è un segnale importante perché, finalmente, i direttori dei penitenziari stanno muovendo i primi passi concreti contro il fenomeno inaccettabile dei telefonini in cella. Oltre a dimostrare chi è veramente l’assassino di mio figlio e quanto sia lontano da quel percorso di meditazione sul crimine orrendo che ha compiuto. Ho sempre chiesto giustizia per Santo e credo che la certezza della pena debba essere anche relativa al rispetto delle regole che esistono nel carcere, o almeno dovrebbero esistere ed essere osservate. Voglio ricordare che mio figlio è stato ucciso per futili motivi e questa circostanza, oltre a causare un’immensa sofferenza, deve far riflettere tutti sul ruolo che il carcere dovrebbe avere”.
Nuovi guai per il baby killer di Santo Romano. Il Tribunale dei Minori di Roma ha aperto un’indagine nei confronti del giovane, che nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio fece fuoco uccidendo per futili motivi il 19enne, dopo che nella sua cella del carcere minorile di Roma, dove sta scontando 18 anni e 8 mesi di reclusione, sono stati ritrovati lo scorso 27 maggio uno smartphone con sim attiva e un taglierino artigianale.
“L’assassino di Santo Romano, così come i suoi familiari e i suoi amici, continua a non mostrare il minimo segnale di pentimento o di ravvedimento per quanto accaduto e, come emerge dalla nuova indagine che lo riguarda, sembra proiettato a percorrere la strada del criminale incallito e senza pietà che invece di riflettere sul crimine commesso si attrezza per continuare a delinquere anche all’interno del carcere. E’ tempo che si chiarisca definitivamente quello che deve essere il ruolo del sistema carcerario italiano, sempre più lontano dal nobile obiettivo di recuperare chi ha sbagliato aiutandolo a ritrovare la propria vita nel rispetto degli altri e delle regole. Troppe falle che consentono il continuo ingresso di cellulari e droga, troppe carenze di personale tra polizia penitenziaria, psicologi, assistenti sociali. E, nel frattempo, i parenti delle vittime innocenti assistono attoniti alla fiera delle assurdità di un sistema carcerario che di educativo non ha più nulla o quasi”. Questo il duro commento del deputato Francesco Emilio Borrelli.
“Io l’ergastolo lo sto già scontando insieme a mio figlio – ha dichiarato Mena De Mare, mamma di Santo. Questa nuova vicenda è un segnale importante perché, finalmente, i direttori dei penitenziari stanno muovendo i primi passi concreti contro il fenomeno inaccettabile dei telefonini in cella. Oltre a dimostrare chi è veramente l’assassino di mio figlio e quanto sia lontano da quel percorso di meditazione sul crimine orrendo che ha compiuto. Ho sempre chiesto giustizia per Santo e credo che la certezza della pena debba essere anche relativa al rispetto delle regole che esistono nel carcere, o almeno dovrebbero esistere ed essere osservate. Voglio ricordare che mio figlio è stato ucciso per futili motivi e questa circostanza, oltre a causare un’immensa sofferenza, deve far riflettere tutti sul ruolo che il carcere dovrebbe avere”.